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Pininfarina Ferrari 512S Berlinetta Speciale: un salto nel futuro [RETROSPETTIVA]

Vi portiamo alla scoperta di un capolavoro degli anni ’70, che porta il nome di due miti assoluti: Pininfarina e Ferrari. Un prototipo che, con le sue linee affilate, ha anticipato lo stile delle successive auto nate a Maranello

Esiste una definizione univoca di stile? Probabilmente no, ma ci sono oggetti che riescono ad incarnare quei canoni che diventano il punto di riferimento dei designer per lungo tempo. Quello che andremo a presentarvi oggi è sicuramente uno tra i modelli di vetture che hanno dato ispirazione alle auto più belle prodotte dalla Casa di Maranello.

DALLE CORSE AL NUOVO CONCEPT

Per addentrarci nella storia, facciamo un salto indietro nel tempo al 1968, anno di rivolte e tumulti che avrebbero cambiato per sempre il volto dell’Italia. Dopo aver boicottato il mondiale 1968 per protesta contro le regole che avevano vietato di poter schierare la 330 P4, vettura vincente nel mondiale del 1967, Enzo Ferrari in persona presenta la barchetta 312P all’Hotel “Real Fini” di Modena, vettura da competizione che avrebbe corso nel Campionato del Mondo sportprototipi del 1969, con lo scopo di divenire un banco di prova per la 24 ore di Le Mans. Il V12 a 60° e 420CV era derivato direttamente dalla 312 che gareggiava in Formula 1. La 312P, telaio 0868, si dimostrò sin da subito potente e veloce, ma non abbastanza per vincere contro avversari con maggiori disponibilità economiche. Mario Andretti e Chris Amon si presentarono alla 12 Ore di Sebring ad aprile, conquistando un secondo posto assoluto e la prima posizione di classe. Qualche giorno dopo, scesero in pista Chris Amon e Pedro Rodriguez, ottenendo il quarto posto assoluto a Brands Hatch, in Inghilterra. Durante la Mille Chilometri di Monza, i due piloti Peter Schetty e Rodriguez riportarono danni importanti alla vettura in seguito a due incidenti tanto che, rientrata in fabbrica, si decise di non procedere alla riparazione. Il telaio venne utilizzato per i test della 512S, che sarebbe stata presentata nel 1970. Una volta terminati i test, il telaio della vettura venne ceduto a Pininfarina, ed è in questo momento che ha inizio una nuova storia.

DESIGN AFFILATO E FUTURISTICO

L’obiettivo di Pininfarina era quello di elaborare un concept da esporre al Salone di Torino nel mese di ottobre, affidando quindi l’arduo compito a Filippo Sapino. Il design della nuova vettura, presentata in un acceso colore giallo e denominata “512S Speciale Pininfarina”, ricorda in parte lo stile delle auto del tempo, come la Porsche 917, Lola T70 e Ford GT40. La 512S è larga e bassa, con linee affilate e tese, spigoli e stilemi che avrebbero anticipato le forme delle auto prodotte negli anni ’70. Guardandola lateralmente si può apprezzare ancora meglio il capolavoro di Sapino, la coda è alta e tutte le linee convergono verso il muso in un ricercatissimo gioco di forme geometriche. Su ciascun lato troviamo grandi prese d’aria e lunghe lamelle rettangolari sul cofano per il raffreddamento del motore.

La vettura, che nella sua configurazione iniziale era di tipo barchetta biposto con motore centrale, diventava ora coupé grazie ad un ricercato sistema. Un unico grande elemento incernierato poco sotto il vetro principale e formato da parabrezza, tetto e parte delle fiancate, si sollevava per consentire l’accesso alla vettura, rendendo l’esperienza ancora più teatrale ed immersiva. Chi apprezza le auto classiche e lo stile di quegli anni, non potrà che rimanere incantato dalla ricercatezza estetica di quest’auto che, con i suoi tratti peculiari, avrebbe influenzato i canoni stilistici delle vetture successive. Non esiste una definizione univoca di stile, ma questo prototipo è sicuramente definizione di gusto italiano ed emblema di bellezza senza tempo.

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