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McLaren 570S [Prova]: sulla strada della leggenda di Woking da Monaco a Milano

Dalla pista alla quotidianità. È la storia della Casa di Woking, una storia che abbiamo provveduto a percorrere su strada con la McLaren 570S dal circuito cittadino per antonomasia del calendario F1 per arrivare sino a Milano, scoprendo una vettura velocissima ma anche incredibilmente fruibile. A listino da 191.750 euro

Un sogno lungo un viaggio. Non si può che descrivere in questo modo l’emozione che si prova nel guidare una McLaren 570S sulle strade che dal Principato di Monaco ci hanno portati verso Milano. Un viaggio lungo quanto un’emozione, ovvero quella di guidare un’auto che sa di leggenda sulle strade di un percorso che definisce perfettamente la quintessenza di McLaren Automotive, ovvero un marchio che nasce in pista per trasferire in strada tutto l’heritage, il know-how e l’esperienza di un brand che in Formula 1 è divenuto leggenda. Il tragitto che siamo andati a percorrere traccia infatti in maniera perfetta la storia della Casa di Woking dalla partenza sino all’arrivo, ovvero dalle curve di Montecarlo (sede del più iconico e glamour Gran Premio cittadino del calendario F1, dove McLaren ha trionfato per ben 15 volte, divenendo il marchio qui più vincente della storia del Mondiale) sino alla quotidianità cittadina di Milano, andando così idealmente a simboleggiare il trasferimento della conoscenza tecnica maturata nel mondo delle monoposto a ruote scoperte alle supercar stradali pensate per emozionare, stregare e far sognare gli appassionati del marchio McLaren nella vita di tutti i giorni, portando così i valori di tradizione e immagine sportiva del costruttore inglese a divenire parte del loro lifestyle. Una leggendaria tradizione che si avverte in maniera marcata e prepotente sin da quando si va a premere il pulsante start, andando così a dare vita ad uno straripante V8 la cui fragorosa sonorità inizia a parlarci con le voci di Hunt, di Prost, di Hakkinen, di Senna. Delle leggende che hanno contribuito a scrivere in maniera indelebile il nome McLaren negli albi d’oro della Formula 1.

Il design della McLaren 570S ferma il cuore. Emozionale, originale, sportivo e caratterizzato da uno stile vocato a seguire la funzione. Soprattutto quando si parla di efficienza aerodinamica

Forme sensuali per muscoli straripanti

Gruppi ottici a LED che riprendono la conformazione del logo McLaren, portiere ad apertura diedrale in avanti. Impossibile non far sì che lo sguardo si senta magneticamente attratto nell’osservare la 570S

Ma facciamo un passo indietro. Siamo a Montecarlo, dicevamo, e ci troviamo al venerdì mattina a ritirare una stupenda McLaren 570S che – accompagnandoci per tutto il weekend – ci riporterà a Milano nella sera di martedì. 5 giorni intensi per godere appieno di una delle compagnie migliori che si possano richiedere, ovvero una supersportiva di Woking. La troviamo lì ad attenderci “vestita” di un elegantissimo abito arancione: un colore che a questa vettura dona più che a ogni altra e che ne accentua tutta la sua derivazione sportiva. La McLaren 570S è una vettura incredibilmente bella da osservare e in grado di attirare a sé gli sguardi delle folle forse più di qualunque supercar in circolazione (basta farsi un giro lungo le strade italiane o fermarsi in ogni luogo per averne la riprova). Una magia che deve il suo attraente risultato a forme morbide e affusolate che trasudano sportività da ogni angolazione. È questa la sensazione che questa vettura trasmette quando osservata dal vivo: quella di un’auto dal marcatissimo “sapore” racing, di una sportività che – almeno allo sguardo – sembra non voler cedere spazio a compromessi. Le forme seguono la funzione: lo splitter anteriore, le cavità lungo le fiancate, l’imponente estrattore posteriore, i giochi di forme e volumi che fanno andare il design a braccetto con l’aerodinamica. Tutto nello stile di questa vettura è volto a massimizzare rendimento e prestazione. E non ci si aspetterebbe d’altronde nulla di meno da una McLaren. La 570S è il perfetto esempio di una vettura sportiva “dura e pura” così come questa dovrebbe essere: affascinante, grintosa, sexy da morire e con uno sguardo feroce che dà subito a intendere di che pasta questa V8 è fatta. Il tutto senza però mai scadere nell’eccessivo e nel sovra-disegnato: i tratti che connotano il logo McLaren Automotive si ritrovano sia nei gruppi ottici anteriori che in quelli posteriori, generando così le linee guida di quel linguaggio stilistico identificativo delle vetture della Casa di Woking (sin dal debutto della P1), fatto di forme tanto morbide quanto filanti demarcate da sensuali curve e da muscolose nervature sapientemente tra loro amalgamate e che lungo delle fiancate fanno scorrere i fluidi aerodinamici attraverso cavità appositamente studiate per indirizzare gli stessi verso i radiatori ad alta temperatura e lungo il retrotreno.

Una triangolazione di guida praticamente perfetta corona una vettura altamente emozionale e pensata per trasmettere pathos. La seduta è bassa e distesa, le sellerie sono comode, dotate di elevato fascino sportivo e non affaticano, mentre il volante è un piacere da impugnare. Difficile chiedere di meglio a questo insieme da 30 e lode!

Un retrotreno che – sotto il profilo stilistico – rappresenta forse la parte più carica di personalità di questa vettura: la vista posteriore e il ¾ laterale trasmettono un senso di dinamismo, aggressività e ferocia come nessun’altra vettura sportiva sa fare. Un feeling ampiamente percepibile osservando la 570S tanto ferma con le portiere aperte verso l’alto in avanti, quanto con le stesse richiuse e – come un felino dinnanzi alla preda – così pronta, da un istante all’altro, a scattare in avanti per scaricare a terra tutta la forza bruta di cui il motore dispone: una forza bruta che il retrotreno (ovvero proprio la porzione della vettura atta ad ospitare il propulsore al suo interno, celandolo come un prezioso gioiello al di sotto di uno scrigno in fibra di carbonio) mira con tutto sé stesso a trasmettere, quasi ipnotizzando il fruitore con una sorta di magnetismo visivo che porta lo stesso a non riuscire a scollargli occhi di dosso. I LED filanti delle luci di coda, il mastodontico estrattore con i terminali ben amalgamati al di sopra di esso mentre questo “gioca” con i volumi della carrozzeria, le griglie di estrazione e i particolari del propulsore e dell’impianto di scarico a vista, le feritoie e le linee nette della cover motore in CFRP: tutto nel retrotreno della McLaren 570S evoca i valori di sportività, potenza e velocità di cui il brand inglese si fa ambasciatore. Valori perfettamente espressi anche da un cockpit pulito ed essenziale che mutua lo schema della disposizione delle componenti da un know-how palesemente maturato nelle corse: non ci sono pulsanti disordinati e in eccesso, non ci sono volumi invadenti. Intorno al pilota solo quanto indispensabile alla guida. E non si potrebbe di chiedere niente di meglio su una supercar. Al centro del tunnel troviamo infatti solo il pulsante start, i selettori delle modalità di guida (tre le impostazioni selezionabili: Normal, Sport e Track), le quattro frecce, il Launch Control, lo start-and-stop e poco altro ancora, mentre poco più in alto, a dominare la plancia, è il display da 7” per la gestione dell’infotainment. Alle spalle del volante a tre razze con elementi in fibra di carbonio dei paddles (sempre in CFRP) che seguono lo sterzo in ogni movimento, quattro satelliti (dalla conformazione molto originale ed estremamente agevoli da scorrere sotto le dita) per il comando di funzioni e dispositivi e uno schermo TFT apparentemente spartano (come una buona strumentazione racing deve essere) ma che mette a disposizione del pilota dati e informazioni relativi a ogni parametro concepibile e immaginabile di cui il guidatore può necessitare e in grado di mandare in visibilio qualsiasi ingegnere elettronico. La ghiera di comando delle luci e il freno di stazionamento sulla sinistra completano la dotazione di un abitacolo interamente rivestito in Alcantara (un’opzione proposta ad un costo aggiuntivo) – materiale questo che, sull’esemplare da noi testato, troneggia anche su volante e sedili – e ulteriormente impreziosito da un impianto audio Bowers & Wilkins a 12 casse da 1.280 watt (anche questo proposto in via opzionale, come gli elementi in fibra di carbonio che nel nostro abitacolo ritroviamo pressoché ovunque).

La griglia al centro dello “scudo” in fibra di carbonio permette di osservare il logo McLarenche troneggia al di sopra del V8 biturbo da 3.8 litri della 570S: un’unità da 570 CV di potenza e 600 Nm di coppia, fruibile ma anche piena di forza brutale. Se si cercano emozioni forti, è qui che queste hanno casa!

Posizione di guida: perfetta

L’isolotto di Bergeggi restituisce ai nostri sensi un elevato carico di pace e di rilassatezza interiore mentre ci soffermiamo presso il Dominio Mare Resort & Spa per un’ottima cena a base di pesce. Una location perfetta dinnanzi a cui contemplare le linee della McLaren 570S prima di rimettersi in strada

Richiudiamo a questo punto la portiera ad apertura diedrale (che contraddistingue l’accesso a bordo di ogni vettura della Casa di Woking sin dalla leggendaria F1 del 1993 – che troverà la sua erede nella BP23) – dopo aver ammirato e rimirato ogni dettaglio del meraviglioso, e ottimamente rifinito, cockpit all’interno del quale ci troviamo – per iniziare a prendere confidenza con la vita a bordo della McLaren 570S e lasciarci alle spalle Montecarlo, iniziando così il nostro viaggio verso Milano (dove tra cinque giorni, come precisato in apertura, dovremo riconsegnare la vettura). Si sta comodi all’interno di questa McLaren: la seduta è ovviamente bassa, “impostata” e prettamente orientata alla sportività (quel minimo di invadenza provocato sulla gamba sinistra dalla presenza del passaruota ne demarca la vocazione racing) come su ogni supercar che si rispetti dovrebbe essere, ma ciò nonostante i sedili si dimostrano particolarmente accoglienti e, quasi inaspettatamente, praticamente per nulla affaticanti(si possono veramente passare ore alla guida e macinare centinaia di km in scioltezza prima di iniziare ad accusare un minimo di stanchezza), coronando così in maniera perfetta una triangolazione di guida a dir poco impeccabile. Le gambe vengono messe perfettamente a loro agio per agire nella maniera migliore possibile sui comandi e il volante (completamente regolabile come il sedile a sei vie con attuazione elettrica) è un vero piacere da tenere tra le mani grazie ad un diametro perfetto e ad una corona meravigliosamente impugnabile. Non ci si sente inoltre “oppressi” all’interno in un abitacolo quasi claustrofobico (come avviene invece su molte altre supercar), anzi: grazie ad una sapiente distribuzione delle superfici trasparenti (e alla presenza di numerose di queste) la luce riesce a permeare in maniera consistente all’interno della vettura, rendendo la vita a bordo indubbiamente molto più agevole per gli occupanti rispetto che su altre automobili dello stesso segmento (rispetto a cui possono disporre anche di maggior spazio per la riposizione degli oggetti di piccole, medie e anche grandi dimensioni, grazie ad appositi vani disposti ai lati delle portiere, nel tunnel centrale, all’interno della plancia e alle spalle dei sedili, oltre che in un vano bagagli anteriore da 144 litri di capienza).

La McLaren 570S in azione lungo le strade che dall’alto sovrastano il Principato di Monaco. È da qui che il nostro long-test ha preso il via: una cinque giorni di emozioni forti che da Montecarlo – attraversando la Costa Azzurra, l’Aurelia e alcuni dei luoghi più incantati del Piemonte (come il Lago d’Orta) – ci ha condotti poi a restituire la vettura presso la concessionaria del Gruppo Fassina di Milano

Una consistente pressione sul pulsante start fa prendere vita al V8, trasformando improvvisamente tutta la magia ingegneristica McLaren in una vera e propria sinfonia che un vero amante dei motori ascolterebbe in cuffia, senza mai stancarsi, per ore. Il sound del biturbo inizia così in maniera vigorosa a pervadere l’abitacolo: sin dal minimo la sua sonorità è un tripudio di emozioni, di quelle che fanno accapponare la pelle. Roca, cupa e profonda: la “voce” dell’otto cilindri britannico entusiasma, appassiona e coinvolge, trasportando immediatamente il pilota al centro di un universo altamente emozionale di cui lo stesso ne diviene protagonista assoluto tramite un’esperienza sensoriale che non trova paragoni e difficilmente descrivibile a parole. Retro, prima, una leggera carezza al gas e subito il “borbottio” profondo dell’unità inglese si trasforma in ruggito mentre il panorama monegasco inizia sempre più velocemente a scorrere alle nostre spalle. Un panorama, quello del Principato di Monaco (Monarchia Costituzionale ereditaria dal 1911 con sistema di Governo ad impostazione monocamerale e con potere legislativo al Sovrano regnante; il quale svolge il ruolo di Capo di Stato) che rappresenta certamente una delle location più suggestive e prestigiose del Mondo, grazie anche agli eventi ricorrentemente ospitati al suo interno, fra cui – su tutti – spicca il tradizionale Gran Premio di Formula 1, ove McLaren ha qui primeggiato – come precisato in apertura – per ben 15 volte e il cui record di vittorie è ancora saldamente detenuto da Ayrton Senna, che passò per primo sotto la bandiera a scacchi (nata proprio a Montecarlo per sostituire quella precedentemente impiegata, rossa e bianca, che sarebbe andata a confondersi con quella del Principato) per ben sei volte, di cui cinque delle quali alla guida di una monoposto di Woking.

La McLaren 570S in azione dinnanzi a Villa Crespi, sul Lago d’Orta. La strada del lungolago che qua conduce esalta appieno la caratteristiche dinamiche della V8 inglese, regalando palpitazioni forti ad ogni cambio di direzione e evidenziando una precisione paragonabile a quella di un bisturi

Sterzo da F1 e boato da F-14!

Alle spalle dei cerchi si lascia ammirare, in tutta la sua bellezza, l’impianto frenante carbo-ceramico di serie. Potentissimo in termini di forza, si dimostra anche modulabile quando caldo

Seconda, terza, quarta. E via crescendo fino alla settima. I paddles scorrono velocemente sotto le punte delle nostre dita – sia a salire che a scendere di rapporto tramite funzionamento a bilanciere – seguendo il volante in ogni movimento: uno sterzo a dir poco direttissimo e che rappresenta indubbiamente uno dei più grandi e preziosi gioielli alla corona di questa McLaren. Diretto, preciso e incredibilmente reattivo: permette al pilota di sentire perfettamente la vettura nelle sue mani, trasmettendogli inoltre un feeling esagerato tanto con le ruote quanto con l’asfalto. Difficile chiedere di meglio da questa componente che merita almeno un 30 e lode! A farle il paio una trasmissione SSG doppia frizione a sette rapporti che definire fulminea, in termini di tempi di cambiata, sarebbe usare un eufemismo. Sia in modalità manuale – grazie alle palette – che automatica, questa componente lavora sempre con estrema perfezione ogni qualvolta chiamata in causa. Gli innesti sono morbidi e istantanei e i cambi di rapporto non si avvertono minimamente, se non per via della variazione di sonorità del propulsore, il cui timbro diviene più lieve a salire e sfacciatamente più “arrogante” a scendere. Per non parlare dell’orgasmo cerebrale che si avverte quando, a regimi bassi e a marce alte, si va a richiamare il gas per accelerare ed il biturbo prende a quel punto vita con tutta la sua irruenza scalando delle marce in automatico e “avvertendo” il pilota di ciò che da lì a breve si andrà a scatenare con un boato che combina il risucchio d’aria delle turbine alla sonorità esplosiva di scarico. Mettiamo a questo punto mano verso il display centrale, preposto alla gestione dell’infotainment (complessivamente facilmente utilizzabile e ricco di funzionalità), per inserire nel navigatore (migliorabile in termini di intuitività) le destinazioni che verranno lungo la nostra strada verso Milano. Le ruote anteriori puntano quindi in direzione di Mentone (noto Comune francese popolato da circa 30.000 abitanti e situato lungo la Costa Azzurra), facendo scorrere velocemente al di sotto di esse l’asfalto transalpino per arrivare poi ad “osservare” quello italiano dell’Aurelia (via consolare i cui lavori presero il via verso la metà del III secolo A.C. per volontà del Console Gaio Aurelio Cotta e che collega oggi Roma alla Francia scorrendo lungo il Mar Tirreno e il Mar Ligure) nel tratto di strada ligure che andremo a percorrere, danzando letteralmente tra le curve che dal confine ci conducono verso Imperia prima e in direzione Bergeggi poi.

Linee affilate e morbide, dotazione tecnologica e tecnica di prim’ordine e un fascino che non passa inosservato. Con la McLaren 570S si è sempre protagonisti, sia che si tratti di parcheggiare in un luogo affollato, che di gustarsi in totale solitudine (o in ottima compagnia!) il piacere di guida!

Un percorso lungo il quale la McLaren 570S si sente di più che a proprio agio, alternando ad esso – solo lungo brevi trasferimenti – alcuni km autostradali delle tratte guidate liguri. Curve lente e veloci, tornanti ed esse che si alternano a ripetizione: le condizioni migliori per divertirsi al fianco della prima Sports Series di Woking e che consentono alla stessa di far emergere tutta la propria bontà progettuale. La supercar britannica si dimostra essere una vera e propria lama in queste condizioni di guida: precisa, “affilata”, rigorosa e “incollata al suolo”. Un’alchimia questa i cui ingredienti della formula sono un telaio MonoCell II in fibra di carbonio (di soli 75 kg di peso) – estremamente rigido (si parla del 25% in più rispetto ad un’analoga struttura in alluminio) e quindi in grado di garantire una precisione direzionale a dir poco chirurgica – e delle sospensioni la cui taratura rappresenta la tangibile conseguenza di un lavoro di sviluppo e di messa a punto davvero certosino: tanto rigide e in grado di assecondare fulminei cambi di direzione e sostanziosi trasferimenti di carico sul guidato, quanto “dolci” e confortevoli in città. Mettono pilota e passeggero a proprio agio in qualsiasi condizione di guida: che si tratti di “saltare” da una curva all’altra alla velocità della luce o che si parli di ricalcare le imperfezioni del manto stradale italiano, superando peraltro con estrema agevolezza gli ostacoli rappresentati dai dossi artificiali e dai dislivelli riscontrabili lungo le strade di tutti i giorni. Il tutto grazie anche ad un assetto rialzabile a basse velocità e in grado di comprendere, in maniera completamente autonoma, quando riparametrarsi alle ripristinate condizioni stradali scorrevoli. Il V8 biturbo continua intanto a far sentire la propria prepotente presenza alle nostre spalle mentre avanziamo lungo i toboga italiani: forte di 570 CV di potenza a 7.400 giri/min e di 600 Nm di coppia tra 5.000 e 6.500 giri/min, l’unità britannica è in grado di accelerare la supercar di Woking verso i 100 km/h con partenza da fermo in 3.2 secondi di tempo (oltre che da 0 a 200 km/h in 9.5 secondi) e di permetterle di fermare l’ascesa del tachimetro a 328 km/h di velocità massima (contenendo al contempo consumi ed emissioni entro valori medi rispettivamente pari a 9.2 l/100 km e 258 g/km di CO2) e che, grazie anche ad un peso contenuto entro soli 1.313 kg, vanno a tradursi in un rapporto peso/potenza pari a 434 CV per tonnellata e, soprattutto, in emozioni forti. Fortissime.

Il biturbo inglese è un propulsore davvero da cardiopalma. Inaspettatamente dolce e facile da gestire ai bassi regimi, allunga con estrema veemenza ogni qualvolta si va a premere con decisione sul pedale del gas, “incollando” letteralmente al sedile pilota e passeggero

Un biturbo che sa di aspirato

Il fascino del lago d’Orta e dell’isolotto di Orta San Giulio di notte. Questa struttura è nata come convento di clausura e incanta turisti da tutto il Mondo

Il biturbo inglese è un propulsore davvero da cardiopalma. Inaspettatamente dolce e facile da gestire ai bassi regimi, allunga con estrema veemenza ogni qualvolta si va a premere con decisione sul pedale del gas, “incollando” letteralmente al sedile pilota e passeggero. Il suo timbro cupo si trasforma in un feroce ruggito quando l’ago (digitale) del contagiri inizia a correre verso l’alto e ad una sonorità così piena fa corrispondere una strabordante sostanza che va letteralmente a travolgere tutti i sensi. Forte, vigoroso, pieno: il V8 britannico coinvolge, entusiasma e appassiona praticamente in ogni frangente, mostrando inoltre una fluidità d’erogazione e una progressività tale da renderlo paragonabile – per sensazioni trasmesse – ad un aspirato naturale. Solo un quasi inavvertibile turbo-lag ricorda al “sistema uomo” di essere al comando di un’unità sovralimentata. Nulla che vada però ad intaccare nella benché minima maniera il fascino di un propulsore davvero sublime e che incessantemente continua a stupirci attimo dopo attimo e km dopo km. Il V8 britannico è un trionfo di potenza, di “sincerità”, di “corposità”. È il perfetto protagonista assoluto di una vettura che crea dipendenza, che non si smetterebbe mai di guidare e che in termini di “allungo furioso” esprime il proprio meglio una volta passata la soglia dei 4.000 giri/min: regime dal quale la forza brutale dell’otto cilindri inglese si manifesta con tutta la sua dirompenza, “schiaffando” in faccia al pilota tutte le incredibili potenzialità dell’unità da 3.8 litri di cubatura. Il panorama marittimo di Imperia (cittadina ligure da oltre 42.000 abitanti situata lungo la Riviera di Ponente e fondata nel 1923 e storicamente dedita tanto all’industria alimentare quanto al turismo e alla pesca) scorre alla nostra destra mentre puntiamo gli sfuggenti gruppi ottici anteriori in direzione di Bergeggi(cittadina ligure situata in provincia di Savona e il cui Borgo Storico si erige in prossimità della costa della Riviera delle Palme e alle pendici di Monte Sant’Elena) dove ci fermeremo per cena presso il Dominio Mare Resort & Spa, da cui è possibile godere della meravigliosa vista dall’alto sull’isolotto che trae il nome dall’omonimo Comune sul quale si affaccia.

Il V8 britannico è un trionfo di potenza, di “sincerità”, di “corposità”. È il perfetto protagonista assoluto di una vettura che crea dipendenza, che non si smetterebbe mai di guidare e che in termini di “allungo furioso” esprime il proprio meglio una volta passata la soglia dei 4.000 giri/min. In foto: davanti a Villa Crespi, di proprietà del rinomato chef, Antonino Cannavacciuolo

Il tempo di una cenetta a base di pesce e torniamo finalmente a prendere posto all’interno del cockpit della 570S mentre i fari illuminano in maniera perfetta il manto asfaltato che da lì ci condurrà verso Novara. Ancora una serie di tornanti in discesa e poi via verso le veloci curve autostradali, dove i 570 CV della McLaren demarcano con forza quanto ben scandito nel corso della giornata, ovvero una precisione direzionale sconfinata (come solo una vettura che mutua il proprio know-how tecnico da un pluridecennale heritage racing è in grado di fare) e il carattere esplosivo di un Mr. Hyde che null’altro aspetta se non che di essere liberato da quel Dott. Jekyll che, in città o nell’uso quotidiano, ben lo nasconde in sé. E il tutto coadiuvato da una frenata da riferimento: l’impianto carbo-ceramico di serie (unito al peso piuma della vettura) fa sì che la V8 inglese sia in grado di arrestarsi in un vero e proprio fazzoletto di terra, mettendo a disposizione del pilota elevata potenza e, ad impianto caldo, anche una buona modulabilità (per godere anche di quest’ultima si devono infatti portare i dischi in temperatura). Una nottata di riposo e poi di nuovo in auto il giorno successivo per una rapida “sfilata” nel centro del capoluogo piemontese in cui la nostra redazione ha sede – con gli edifici storici novaresi che scorrono alle nostre spalle (come la Cupola dell’Antonelli e il Castello Visconteo Sforzesco posto dinnanzi a Piazza Martiri, ove ha trovato di recente sede anche il ristorante & bistrot del rinomato chef Antonino Cannavacciuolo) mentre la McLaren attira immancabilmente su di sé le attenzioni della folla (impossibile passare inosservati muovendosi con questa vettura) – per poi puntare verso il Lago d’Orta in un crescendo sconfinato che cela in sé un crescendo di emozioni: l’unità britannica gode di un allungo che sembra infinito. Estasiante, coinvolgente e appagante: il V8 inglese ammalia i sensi del guidatore sino a trasportarlo quasi in un’altra dimensione mentre questo danza tra le curve. Curve che nel nostro caso sono ora quelle del lungolago che da Gozzano ci conduce verso Orta San Giulio: un tratto guidato che – grazie al suo alternarsi di condizioni miste – permette di godere appieno delle caratteristiche dinamiche della 570SRapida a inserirsi ed estremamente veloce nei cambi di direzione: la V8 britannica è un trionfo di equilibrio. Un risultato questo dovuto ad un lavoro di bilanciamento estremamente raffinato e al cui raggiungimento concorrono degli ammortizzatori adattivi indipendenti a doppio bracco oscillante con barre anti-rollio anteriori e posteriori – che consentono la regolazione di estensione e compressione grazie ai setting Normal, Sport e Track (regolazioni su cui è possibile tarare anche la risposta del motore): la prima garantisce una guida raffinata e “scorrevole” su strada, mentre le ultime strizzano invece più l’occhio alla pista (ai cui amanti di questa si rivolge la rilevazione dei dati della telemetria, che registra i tempi sul giro e le informazioni sul veicolo. Come optional possono essere installate tre telecamere per la ripresa delle immagini di ogni giro in circuito, mentre lo schermo consente al guidatore di mappare qualsiasi tracciato o settore cronometrato tramite GPS) – e dei cerchi, che nel nostro caso sono di tipo Super Lightweight (che consentono un risparmio 7 kg rispetto alle versioni in alluminio forgiato proposte di serie), da 19” all’anteriore e da 20” al posteriore, gommati di primo equipaggiamento con pneumatici Pirelli P Zero Corsa da 225/35 e 285/35 di misura, che definire in grado di trasformarsi in un vero e proprio collante a contatto con l’asfalto sarebbe a dir poco riduttivo.

Una supercar pensata non solo per le fughe del weekend con cui dirigersi verso lo yacht (o il jet privato) insomma, ma anche per recarsi in ufficio sulle strade di tutti i giorni, permettendo però al pilota di trasformare la smorfia sul viso del lunedì mattina in un sorriso a 32 denti nel tragitto casa-lavoro

Guerra aperta alla 911 e all’AMG GT!

Una supercar che ha saputo letteralmente stregarci e ammaliarci, lasciandoci indelebile il ricordo di una vettura che trova nel proprio bilanciamento generale la sua più grande arma vincente: estremamente fruibile e “gentile” nell’uso quotidiano, la biturbo inglese sa mostrare tutti i suoi sfacciati muscoli ogni qualvolta il pilota ne senta l’esigenza, che si tratti di divertirsi tra le curve, di godere dell’allungo (e del relativo ruggito) del motore sui tratti rettilinei o di effettuare sorpassi più motociclistici che automobilistici

L’incantato paesaggio lacustre di Orta San Giulio (che trova in Villa Crespi – hotel e ristorante di lusso, sempre di proprietà del già citato Antonino Cannavacciulo – e nell’isolotto, con ex-convento annesso, i propri simboli) scivola poi via nel buio della notte sotto la luce bianca e intensa dei fari a LED e in un silenzio magico che viene squarciato unicamente dal fragore roco del V8 biturbo per cedere poi posto, nei giorni successivi, ai fioriti paesaggi di campagna delle strade che ci condurranno inesorabilmente verso il polo modaiolo di Milano: uno dei centri più mondani e densamente trafficati del Nord-Italia, che attraversiamo in assoluta scioltezza aiutati dalla presenza del sistema start-stop (disinseribile)e da una fruibilità del motore e dell’assetto che ci permettono di muoverci con estrema disinvoltura attraverso le molteplici (e architettonicamente molto affascinanti) e cosmopolite vie del capoluogo lombardo, calamitando su di noi gli sguardi mentre le morbide linee aerodinamiche della McLaren 570S scorrono feline verso la concessionaria del Gruppo Fassina dove dovremo – estremamente a malincuore – riconsegnare la vettura. Una supercar che ha saputo letteralmente stregarci e ammaliarci, lasciandoci indelebile il ricordo di una vettura che trova nel proprio bilanciamento generale la sua più grande arma vincente: estremamente fruibile e “gentile” nell’uso quotidiano, la biturbo inglese sa mostrare tutti i suoi sfacciati muscoli ogni qualvolta il pilota ne senta l’esigenza, che si tratti di divertirsi tra le curve, di godere dell’allungo (e del relativo ruggito) del motore sui tratti rettilinei o di effettuare sorpassi più motociclistici che automobilistici. Una supercar pensata non solo per le fughe del weekend con cui dirigersi verso lo yacht (o il jet privato) insomma, ma anche per recarsi in ufficio sulle strade di tutti i giorni, permettendo però al pilota di trasformare la smorfia sul viso del lunedì mattina in un sorriso a 32 denti nel tragitto casa-lavoro e che con i suoi 191.750 euro di prezzo di partenza a listino e – soprattutto – grazie alle qualità dimostrate, ha tutte le giuste carte in mano per dichiararsi a gran voce come anti-911 (o AMG GT, che dir si voglia) per eccellenza. È vero, i listini delle due tedesche si aprono rispettivamente a quota 101.704 e 128.722 euro, quindi ad un prezzo inferiore a quello dell’inglese, ma volete mettere il fascino sportivo di quest’ultima e l’attenzione che questa è in grado di calamitare? Insomma: se vi state chiedendo se l’esborso superiore ne valga la pena, la risposta secondo noi è: fino all’ultimo centesimo!

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