Ferrari F50: 30 candeline per un’icona
Nell’anno in cui la Ferrari F50 spegne 30 candeline sulla torta, ripercorriamo la storia di una delle hypercar del Cavallino più emozionanti di sempre con una retrospettiva dedicata
Per celebrare i 50 anni dalla fondazione della Casa di Maranello occorreva una vettura che assolvesse il duro compito di non far rimpiangere la venerata F40. La Ferrari F50 si rivelò un’essenziale sinfonia d’ingegneria e divenne una delle vetture più coinvolgenti mai create dal costruttore modenese. A 30 anni dal lancio, scopriamo le caratteristiche che rendono pazzesca la terza “Halo Car” nella stirpe del Cavallino Rampante.

Un po’ di storia (e di tecnica)
Sebbene lo studio del progetto inizi nel 1990, la Ferrari F50 prende forma finale in una produzione limitata a 349 telai tra il 1995 e il 1997. L’idea originale e sfrontata è portare l’esperienza di guida della Formula 1 su una vettura omologata per circolare su strada. A quanto pare il risultato è raggiunto egregiamente. Al cuore del sistema vettura troviamo il motore aspirato “F130”, forte di dodici cilindri disposti a V stretta di 65 gradi. La derivazione è quella della monoposto F1-90 del 1990 con la cilindrata che viene portata da 3.7 a 4.7 litri per aumentare la spinta ai bassi e medi regimi.
Un’unità nata per dare il meglio agli alti regìmi, dove la sinfonia di potenza esplode a 8.500 giri con 520 CV e 470 Nm. La colonna sonora è da urlo, gutturale e sanguigna, dove un ruolo chiave lo hanno i fiati (sistema di aspirazione in carbonio), le percussioni (le 50 valvole, 5 per cilindro) e gli ottoni (scarichi con bypass e doppio flusso). Il direttore, al volante, è artefice e primo goditore di quello che accade nel golfo mistico, o buca d’orchestra dietro di lui (o lei).

Numeri da F1… stradale!
Se ve lo steste chiedendo, la velocità massima è 325 km/h, con uno scatto da 0 a 100 in 3.75 secondi. La bilancia si ferma a 1.230 kg, grazie anche ad una carrozzeria in compositi. Le 2.000 ore di galleria del vento da Pininfarina sono servite per costruire la F50 unicamente in configurazione targa e tetto asportabile, un fattore che contribuisce a innalzare il coinvolgimento dei sensi.

Il portentoso propulsore in posizione posteriore-centrale è il fulcro della vettura e funge da elemento portante del telaio, realizzato in fibra di carbonio. Della F1 però non c’è il cambio semi automatico, preferendo uno splendido manuale a 6 rapporti. Le sospensioni anteriori sono push rod, direttamente imbullonate alla scocca.
Questo pacchetto di caratteristiche corsaiole ha l’obiettivo di portare il driver verso un’esperienza di guida eccitante, ma più sicura e comoda (nei limiti del possibile) rispetto alla F40. Da considerare comunque che non si può fare affidamento su servofreno, ABS e servosterzo: assenti, per la gioia di chi si affida ai sensori umani di mani, piedi e stomaco.

Un vero pezzo da collezione
Per spezzare il mercato speculativo la produzione fu limitata a 349 esemplari, vincolando i clienti selezionati ad almeno 24 mesi di ownership. All’epoca la F50 fu vittima di furti su commissione, dato che la richiesta superava di cinque volte la disponibilità. Il prezzo d’acquisto era 852 milioni di lire. Bazzecole se paragonate ai 4 milioni di euro che occorrono oggi per mettersi in garage un esemplare di genio italico, preferibilmente Rosso Barchetta.
FOTO: RM SOTHEBY’S; FERRARI; MDL – MOTORI DI LUSSO