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Alfa Romeo 33 Stradale. La Grande Bellezza [RETROSPETTIVA]

Nel 110° anniversario di Alfa Romeo, vi portiamo alla scoperta di un’icona degli anni ’60, una leggenda che ha segnato i tempi ed è gloriosamente posizionata, ancora oggi, ai primi posti nelle classifiche delle auto più belle e rare al mondo

Cosa rende una leggenda affascinante e immortale? I suoi personaggi, l’ambientazione, le gesta eroiche o un velo di fantasia? Sicuramente un insieme di più elementi, ma nel 110° anniversario dalla fondazione di Alfa Romeo vorrei raccontarvi di un’auto che ha nella sua storia tutti gli elementi per essere considerata, ancora oggi, una vera leggenda, e con un nome che è già un vero incantesimo: Alfa Romeo 33 Stradale.

Siamo nel 1964, anno del capolavoro cinematografico “Il Dottor Stranamore” diretto dal maestro Stanley Kubrik, e così come nel film il Generale Jack D. Ripper ordina ai cacciabombardieri l’avvio del piano “R”, ossia il piano di reazione nucleare contro l’Unione Sovietica, l’allora Presidente di Alfa Romeo Luraghi sentiva il desiderio e la necessità di tornare alle competizioni, decidendo di riportare in vita la Squadra Corse con l’acquisizione di Autodelta, azienda di già solida collaborazione, dando così inizio al progetto “33”. Non vi erano altre soluzioni per tornare alle corse in grande stile se non far competere la macchina nelle categorie del momento, mondiale sport prototipi e cronoscalate, in modo da attirare appassionati e sostenitori, ma soprattutto l’attenzione di una stampa ormai assopita. Nel ‘66 il progetto da pista già aveva ottenuto molti successi, conquistando in seguito i titoli iridati del Campionato Marche del 1975 e del 1977. Il rapido successo fu così inaspettato che si decise di fare un salto ulteriore e creare un modello destinato ai clienti privati per l’uso su strada.

È il 1967, e mentre un giovanissimo Lucio Battisti canta “29 settembre”, l’auto viene presentata al Gran Premio di Monza, attirando una notevole attenzione per le linee sinuose ed i dettagli tecnici che le conferiscono lo scettro di prima supercar della storia dell’Automobile. Nata per le corse e ripensata per la strada, il team condotto dal designer Franco Scaglione dovette affrontare non poche sfide, coniugando perizia tecnica e ardimento creativo, per riuscire a plasmare un’auto che fosse funzionale e mantenesse le caratteristiche aerodinamiche che l’avevano contraddistinta in gara. Il primo prototipo venne costruito nell’officina Autodelta di Settimo Milanese, che si occupò della parte tecnica, proprio accanto alla vettura da corsa Tipo 33 “Periscopica”, in un ideale passaggio di esperienza meccanica in puro stile Alfa Romeo. Venne creato anche un secondo prototipo, con telaio in magnesio,  che l’avrebbe resa utilizzabile anche per alcune corse su strada. C’è un aneddoto che rende la storia della 33 Stradale ancora più intrigante. Benché ufficialmente siano stati prodotti 18 esemplari, solo 12 possono vantare di vestire l’esclusiva carrozzeria Scaglione. In aggiunta a ciò, nessuna delle 18 prodotte è uguale all’altra. L’esclusività di ciascun esemplare è insita nel fatto che parliamo di un’auto forgiata ed assemblata a mano, pezzo dopo pezzo, ognuna con i suoi elementi distintivi e la sua anima. Non è da brividi?

STILE & TECNICA

L’obiettivo di Scaglione e di Alfa Romeo era decisamente ambizioso, permettere al cliente di provare l’emozione di sentirsi un vero pilota una volta salito a bordo della 33 Stradale. La macchina è davvero un bolide da corsa con targa e fanali, anche se fu necessario implementare minuziose modifiche volte a renderla più gestibile per l’uso su strada ed esaltare ancora di più il piacere di guida. La bellezza di questa macchina si mostra nella sua essenza anche ad uno sguardo disattento, con un design morbido dalle linee aggraziate ed una piacevole muscolosità che percorre tutta la vettura, dall’anteriore fino ai quattro terminali di scarico. Per la prima volta vengono utilizzate le porte a farfalla, che si aprono verso l’alto con le cerniere situate sul montante anteriore. Dalla linea di cintura verso l’alto le porte sono tutte in vetro e curve sul tetto, creando una sorta di T-Top molto simile alla coetanea Ford GT40, ma con i pannelli superiori tutti in vetro. Ciascuno dei 18 esemplari ha delle peculiarità dovute proprio al processo di costruzione interamente a mano. Qualora, in un improbabile futuro, dovesse mai esserci un raduno di tutte le vetture prodotte, potremmo facilmente notare come tutte differiscano tra loro per qualche dettaglio estetico distintivo. Vi sarebbero esemplari con un singolo tergicristallo anziché due, oppure con diversi supporti per il parabrezza. Anche i fari hanno dovuto cedere alla necessità di alcune modifiche; basti pensare che i primi due prototipi costruiti avevano una configurazione a doppio faro che però non era conforme ai requisiti di altezza della luce per le auto omologate per l’uso su strada, per cui fu necessario riadattare il design delle luci con una configurazione a faro singolo che, pur avendo un bell’aspetto, non era accattivante come quelli utilizzati sulle prime due auto.

Benché sembri imponente, l’Alfa Romeo 33 Stradale è più piccola di quello che le linee riescono a far apparire, con una lunghezza di 396 centimetri, un passo di 234,95 centimetri e un’incredibile altezza da terra di soli 99 centimetri, praticamente a filo con l’asfalto. Gli interni non sembrano quelli di un’auto da corsa, ma sono sontuosi ed arricchiti dall’utilizzo della pelle e dettagli in metallo lucido. I due sedili sono posizionati in basso per evitare che la parte aperta delle porte possa colpire la testa dei passeggeri in fase di chiusura.

Proprio dietro ai sedili pulsa il cuore della 33 Stradale, un motore derivato direttamente dalla Tipo 33 da corsa: 2 litri, 8 cilindri a V con una potenza di ben 230 cavalli. Come già detto, ogni Stradale è un pezzo unico, e se c’è una cosa  che rende ancor più fantastico questo gioiello, è che i livelli di potenza sono diversi in ciascun esemplare. Per fare un esempio, sul foglio dati di fabbrica del primo modello si attesta una potenza di 243 CV con un scarico stradale e 254 CV, invece, con scarico aperto. L’auto impiega 5,5 secondi per toccare i 100 km/h, dimenticate ogni ausilio elettronico che possa addolcire la bruta accelerazione, è puro godimento di guida. La velocità dichiarata è di 260 km/h, con un record sul kilometro da fermo di 24 secondi, dati che la resero l’auto più veloce del periodo su quella distanza. Assurdo pensare che riuscì a conquistare questo scettro usando un motore con una cilindrata che era la metà rispetto a quella utilizzata su auto contemporanee come Lamborghini Miura, Ferrari Daytona e Maserati Ghibli. 700 kg di peso e cambio manuale a 6 marce, sono gli ultimi ingredienti di una ricetta da brividi.

BELLEZZA SENZA TEMPO

È difficile pensare che non si tratti dell’auto più conosciuta prodotta da Alfa Romeo anche se, nelle intenzioni della Casa di Arese, c’era proprio la volontà di creare un capolavoro che determinasse il cambio di marcia e che riuscisse a dare una spinta al marchio, mettendo a disposizione dei privati l’esperienza maturata in anni di supremazia nelle corse. Tali caratteristiche l’avevano resa l’automobile più costosa nel 1968. Pensate infatti che il prezzo di una 33 Stradale era di 9.750.000 Lire, quando il salario medio di un lavoratore era di 150.000 Lire all’anno; praticamente un’auto per pochi eletti ed un sogno per tutti gli altri.

Ma quanto vale oggi? Delle 18 prodotte pare ne siano rimaste meno di 10 in circolazione; cinque esemplari della 33 Stradale vennero in seguito trasformati in prototipi da parte dei più importanti carrozzieri italiani del calibro di Pininfarina, Giugiaro e Bertone, che diedero forma ad ulteriori modelli iconici. È impossibile parlare di una quotazione perché non esiste, anche se si stima che il valore attuale superi i 10 milioni di dollari. Per la sua esclusività è quasi impossibile trovare testimonianze video-fotografiche di questa vettura, tanto meno riuscire ad incontrarla per strada, ma se sono riuscito a trasmettervi un po’ di curiosità non vi resta che riguardare un classico degli anni 60, il film “Un bellissimo novembre” con gli attori Gabriele Ferzetti e Gina Lollobrigida, dove proprio una 33 Stradale cattura la scena ed il suo sound mistico strega ogni attento osservatore.

Gloriosamente posizionata al 15° posto nella classifica delle 100 auto più sexy al mondo stilata da Top Gear, parlare di 33 Stradale oggi fa venire ancora i brividi anche ai meno appassionati. Se per un attimo ci immergiamo negli anni del boom economico e ripensiamo a quanta passione veniva messa nella creazione di auto di questo calibro, non si può che assaporare il gusto di anni ormai lontani, quando quasi tutto aveva quel profumo d’essenza artigiana. Anche se alcuni marchi rivendicano oggi l’artigianalità delle loro vetture,  già solo immaginare un progetto simile a quello della 33 Stradale è praticamente impossibile, soprattutto in considerazione delle stringenti normative e i requisiti di sicurezza, oltre alla complessa organizzazione interna delle varie Case automobilistiche.

Chi apprezza il gusto classico non potrà che rimanere incantato dalla ricercatezza estetica di quest’auto italiana, così come chi ama le prestazioni non potrà che inchinarsi al cospetto di un’armonia meccanica senza eguali. Quest’auto è lusso, rarità, italianità. È definizione di bellezza senza tempo. Lunga vita 33 Stradale!

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