Lo Champagne e le sue Regine: le vedove che hanno fatto la storia delle bollicine
Icone di innovazione e resilienza nella storia della tradizione vinicola francese. Sono le “Vedove dello Champagne”. Ecco la loro storia
La storia dello champagne è ricca di tradizione, innovazione e, soprattutto, di figure femminili straordinarie a cui spesso ci si riferisce con il soprannome di “vedove dello champagne”. Queste grandi donne hanno trasformato un settore dominato dagli uomini, contribuendo alla diffusione globale di uno dei prodotti più iconici del mondo. Ma chi erano queste vedove e quale ruolo hanno avuto nello sviluppo dello champagne come lo conosciamo oggi?

Evoluzione delle aziende da tessili a vinicole
Nel XVIII e XIX secolo, molte delle aziende che oggi associamo allo champagne avevano origini nel settore tessile o in altre attività manifatturiere. Durante il periodo della rivoluzione industriale, in Francia, le imprese tessili cercavano modi per fidelizzare la propria clientela, spesso composta dall’alta borghesia e dalla nobiltà. Lo champagne, simbolo di lusso e raffinatezza, veniva regalato come segno di gratitudine e di prestigio, un gesto che contribuì a rafforzare il legame tra i marchi e i consumatori di alto rango.
Questa pratica, originariamente pensata come strategia di marketing, divenne una vera e propria tradizione, alimentando la notorietà dello champagne al di fuori delle sue regioni d’origine. La transizione di molte aziende tessili verso la produzione vinicola non fu casuale: il crescente successo dello champagne come prodotto esclusivo spinse diversi imprenditori e imprenditrici a investire direttamente in vigneti e cantine.

Leadership al femminile
L’espressione vedove dello champagne si riferisce a un gruppo di donne che, in seguito alla perdita dei loro mariti, si ritrovarono a capo di importanti aziende. In un’epoca in cui le donne raramente avevano ruoli di leadership, queste vedove dimostrarono straordinarie capacità imprenditoriali. Tra loro è indispensabile nominarne qualcuna, senza far torto all’importanza di altre, per rendere l’idea dell’essenziale contributo all’evoluzione tecnica, gustativa, simbolica e comunicativa dello champagne.

La visionaria del remuage
Barbe-Nicole Ponsardin, conosciuta come la Veuve Clicquot, trasformò l’azienda di famiglia in un gigante del settore vinicolo. Dopo la morte del marito nel 1805, Barbe-Nicole sviluppò la tecnica del remuage sur pupitres (scuotimento delle bottiglie nella table de remuage, impiegata tutt’oggi), fondamentale per eliminare i residui e ottenere uno champagne limpido. Commercializzò il primo champagne millesimato (annata 1811) e produsse il primo champagne rosè. Il suo motto, “Una sola qualità: la migliore”, continua a essere il cuore del marchio che fu per decenni il prediletto nella corte degli Zar.
“Bevo champagne quando sono felice e quando sono triste. Talvolta lo bevo quando sono sola. Quando sono in compagnia, lo considero obbligatorio. Mi ci diverto se non ho fame e lo bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco mai, a meno che non abbia sete“
La rivoluzione del brut
Louise Pommery rivoluzionò il gusto dello champagne introducendo il primo champagne brut nel 1874. Il nuovo prodotto nacque da un’intuizione di Madame Pommery: i clienti inglesi preferivano uno champagne meno dolce rispetto alle versioni tradizionali francesi, che contenevano elevate quantità di zucchero. Madame Pommery trovava il prodotto così ottenuto “très brutal”. E da tale aggettivazione derivò il termine brut che identificò questa nuova tipologia di prodotto, aprendo una nuova era per lo champagne.

La First Lady
Elisabeth Law de Lauriston-Boubers, nota con il nome di Lily Bollinger, divenne il volto e la mente dietro la maison Bollinger dopo la morte del marito Jacques nel 1941. Lily non solo mantenne intatta la qualità dello champagne durante gli anni difficili della Seconda guerra mondiale, ma consolidò successivamente il marchio a livello internazionale, tanto da essere soprannominata “la First Lady di Francia” dal Chicago’s American nel 1961. Nota per la sua dedizione e il suo spirito pragmatico, Lily affermò: “Bevo champagne quando sono felice e quando sono triste. Talvolta lo bevo quando sono sola. Quando sono in compagnia, lo considero obbligatorio. Mi ci diverto se non ho fame e lo bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco mai, a meno che non abbia sete”. Questa frase è diventata simbolo dell’essenza stessa dello champagne come celebrazione della vita.
Il lascito delle vedove, pioniere di modernità
Queste donne visionarie non solo portarono avanti le loro aziende in momenti di crisi personale e sociale, ma ridefinirono il mercato dello champagne. Avvalendosi della loro creatività e determinazione, ampliarono la produzione, stabilirono standard di qualità e implementarono strategie di marketing innovative. Grazie a loro, lo champagne è oggi sinonimo di celebrazione e lusso in tutto il mondo.
Le vedove dello champagne non sono solo figure centrali nella storia del vino, ma autentiche pioniere che hanno saputo trasformare sfide personali in opportunità di crescita. Grazie alla loro visione e resilienza, lo champagne ha superato i confini della Francia per diventare un simbolo globale. Il loro contributo rimane un glorioso esempio di leadership femminile e intraprendenza, celebrato in ogni brindisi.
FOTO: CHAMPAGNE BOLLINGER; VEUVE CLICQUOT; CHAMPAGNE POMMERY