F1: The Movie – Quando la velocità arriva al cinema
Una pellicola che non racconta perfettamente la Formula 1, ma grazie alla regia e al suono, la fa vivere e sentire
In Formula 1 il tempo è tutto. Nemico da battere, confine da superare, la moneta con cui si conquistano gloria, errori, vittorie e fallimenti. F1: The Movie, diretto da Joseph Kosinski e interpretato da Brad Pitt, prende questo concetto e lo riporta al centro del racconto. Il risultato è un film che, nonostante una trama debole e qualche forzatura hollywoodiana, colpisce per la sua potenza tecnica, visiva e sensoriale.

Narrativa convenzionale, ma regia da pole position
La trama è semplice, forse troppo: Sonny Hayes (Pitt), ex pilota ritirato da anni, torna in pista per affiancare la nuova promessa Joshua Pearce (Damson Idris) e aiutare la scuderia APXGP sull’orlo del fallimento. È la classica dinamica mentore-allievo, con pochi colpi di scena e una prevedibilità che potrebbe deludere chi cerca profondità narrativa.
A questo si aggiunge, per i veri appassionati del motorsport, una certa dose di incongruenze tecniche e forzature: dalle dinamiche di gara poco credibili, a situazioni in pista o nei paddock che strizzano l’occhio più alla spettacolarizzazione hollywoodiana che al realismo sportivo. Per chi vive la Formula 1 ogni weekend, certe scelte possono risultare stonate.
Eppure, se si riesce a guardare il film senza la lente ipercritica del fan più esperto, l’esperienza funziona. Per il grande pubblico – e anche per l’appassionato capace di sospendere l’incredulità – F1: The Movie riesce a trasmettere l’atmosfera da Gran Premio: il rombo dei motori, la tensione al box, le vibrazioni del muretto, l’ansia della griglia di partenza. Tutto questo c’è. É palpabile.
Quando l’obiettivo respira velocità
Il vero trionfo del film sta nel comparto tecnico. Le riprese, realizzate direttamente sui circuiti ufficiali del mondiale, con telecamere montate sulle vere monoposto, restituiscono una visione immersiva e viscerale della corsa. La colonna sonora, realizzata da Hans Zimmer, è un’altra gemma che si intreccia perfettamente con il rombo dei motori e i suoni ambientali della pista.
Anche qui il tempo diventa linguaggio cinematografico: il cronometro che avanza sul monitor segnando i tempi nei diversi settori, l’attesa prima dello spegnimento dei semafori, i momenti concitati durante la gara, tra sorpassi, cambi gomme e strategie. È una regia che usa il tempo come leva emotiva, costruendo attesa e impatto.
IWC: misurare il tempo con stile e precisione
E proprio il tempo – da misurare, da vivere, da domare – è ciò che lega il film all’universo di IWC Schaffhausen, partner ufficiale del progetto. Il marchio svizzero, da sempre vicino al mondo delle corse e sponsor della Mercedes-AMG Petronas F1 Team, non si limita al product placement, ma diventa parte attiva della narrazione.
Gli orologi IWC – in particolare l’Ingenieur Automatic 40 Green – compaiono nei momenti chiave del film: al polso di Hayes e Pearce, nelle scene ai box o durante i briefing. Oltre alla funzione tecnica, assumono un valore simbolico: cronometri di precisione che misurano non solo la velocità, ma la pressione, l’ambizione, la nostalgia e il riscatto.
È una collaborazione che funziona perché nasce da valori comuni: precisione, ingegneria estrema, controllo del tempo. In pista e al polso.

Un viaggio dentro la Formula 1, oltre il racconto
F1: The Movie è un film imperfetto, ma affascinante. La trama è classica, i cliché abbondano e chi conosce davvero la F1 faticherà a ignorare le libertà creative. Ma il lavoro tecnico è magistrale e l’esperienza visiva è intensa, coinvolgente. È cinema ricco di adrenalina, dove la sceneggiatura lascia il volante alla regia, al sound e al design visivo. E in questo scenario, il tempo è protagonista.
Il film corre veloce, come i cronografi IWC che lo accompagnano: eleganti, precisi, nati per sfidare i secondi. E così, anche se la storia non sorprende, per chi ama la velocità, gli orologi o le storie che sfidano le lancette, questo film è una sorpresa. Perché alla fine tutti – appassionati o meno – usciranno dalla sala con la sensazione di aver speso bene il proprio tempo.